comunicato stampa del 28/02/2011 00:0

28 febbraio: giornata mondiale per le Malattie Rare

E' priva di attenzioni e di risorse. Eppure la ricerca per le malattie rare avrebbe ricadute positive anche per la popolazione "normale"

Per definizione le malattie rare sono condizioni morbose poco frequenti e, spesso, poco studiate e senza adeguati supporti terapeutici. Vengono definite anche "malattie orfane" perché scarsamente appetibili per la ricerca sperimentale e clinica.
In Italia, il Piano Sanitario Nazionale definisce rare le malattie che si presentano con un'incidenza variabile tra 1:20.000 e 1:200.000, individuandone in questo modo circa 5.000 che, nel complesso, rappresentano il 10% del totale delle malattie: una percentuale complessiva inferiore solo alle patologie cardiovascolari e neoplastiche.
L'opportunità di raggruppare forme cliniche tra loro anche molto differenti risiede nel fatto che queste si presentano con una bassa prevalenza nella popolazione generale, sono accomunate da problemi clinico-assistenziali simili e richiedono un'assistenza specialistica e continuativa di dimensioni tali da non poter essere effettuata senza un importante intervento pubblico.
I "malati orfani" si trovano spesso in una situazione di doppio danno: il primo derivante dall'essere affetti da una patologia quasi sempre molto severa, il secondo dal fatto che la loro malattia non viene riconosciuta, diagnosticata e curata per quanto si potrebbe.
Per queste patologie il termine orfane ha quindi sostituito quello di rare, evidenziando non tanto l'aspetto numerico quanto il fatto che si tratta di malattie prive di attenzioni e di risorse.
In realtà la ricerca sulle malattie rare sarebbe doverosa oltre che per motivi etici (tutti le persone hanno il diritto alla salute) anche per le importanti ricadute che potrebbe avere per la popolazione generale: infatti, la maggior parte delle scoperte che riguardano i "normali" sono state possibili grazie alla ricerca nel campo delle malattie rare.
Negli anni scorsi è stato presentato il progetto genoma per cui un'importante company americana riuscì a sequenziare l'intero genoma umano. Fu sicuramente un grande passo nel campo della genetica, ma siamo ancora lontani dal conoscere gli effetti della maggior parte dei geni individuati, le proteine che codificano e il loro ruolo nel funzionamento normale.
Ma chi può dare un aiuto per far progredire la ricerca in questo campo? "Proprio i soggetti portatori di specifici difetti genetici - afferma Renato Borgatti, primario nell'U.O. NR1 dell'IRCCS Medea La Nostra Famiglia -. Infatti forniscono più informazioni sul funzionamento di un determinato gene poche centinaia di soggetti malati che milioni di soggetti sani. E non si tratta solo di conoscere il significato del funzionamento di un singolo gene o singola proteina. Spesso, studiando le malattie rare, siamo riusciti a comprendere importanti fenomeni che regolano il funzionamento del nostro organismo, delle vere e proprie leggi biologiche, come per esempio il fenomeno dell'imprinting genomico o l'espansione delle triplette".
Appare chiaro quindi che le spese per la ricerca nel campo delle malattie rare sarebbero veri investimenti in quanto destinate a restituire frutti, anche in termini economici, nel prossimo futuro, con ricadute positive per il benessere dell'intera popolazione.

IRCCS Medea - La Nostra Famiglia, all'avanguardia nella ricerca delle malattie rare neuropsichiche e neuromuscolari
L'IRCCS Eugenio Medea, istituto ormai da decenni all'avanguardia per la ricerca sia clinica che di laboratorio, nel 2006 ha ottenuto il riconoscimento di Centro Regionale per le Malattie Rare. Nel presidio di Bosisio Parini sono attivi ambulatori appositamente dedicati alla visita di pazienti con malattie rare, quali Sindromi con Ritardo Mentale, Malattie Neuromuscolari, Epilessia, Sindromi con deformità del rachide e da alterato sviluppo osseo, Distrofie Retiniche ed altre patologie oculari.
All'attività clinica si affianca quella della ricerca di laboratorio dove è possibile svolgere le più avanzate indagini sia nel campo della citogenetica che della genetica molecolare.
Sono state ben 41 le pubblicazioni scientifiche del Medea apparse su riviste internazionali nel 2010 dedicate alle malattie rare. I notevoli risultati raggiunti testimoniano l'elevato livello di integrazione presente in istituto tra la dimensione clinica, di diagnosi e cura, e quella più speculativa di ricerca che si avvale delle più avanzate tecnologie di neuroimaging e di laboratorio.
Tra queste spiccano le ricerche sulle malattie moto-neuronali con insorgenza prevalentemente, ma non esclusivamente, giovanile ed in particolare su paraparesi spastiche e su neuropatie. Sono stati recentemente pubblicati lavori con l'identificazione del difetto genetico che caratterizza forme rare di parapresi spastiche quali SPG5 e di neuropatie assonali di tipo 2 CMTK. Parallelamente, vengono condotti studi di caratterizzazione biochimica e funzionale di altri due geni, APTX e SETX, coinvolti in forme sindromiche di atassie e neuropatie recessive, AOA1 e AOA2, al fine di comprenderne i meccanismi fisiopatogenetici di base, primo passo per indirizzare eventuali future terapie.
Per quanto riguarda gli studi sui riarrangiamenti cromosomici, interessanti risultati sono stati raggiunti grazie all'applicazione di microarray genomic (array-CGH), una moderna tecnologia che si è rivelata di notevole impatto sulla genetica clinica, in quanto permette di evidenziare la perdita o acquisizione di segmenti di DNA non identificabili all'analisi citogenetica convenzionale. Proprio grazie al suo impiego è stata individuata una piccola regione cromosomica (19p13.12) contenente 6 geni che potrebbero essere responsabili del ritardo mentale, per la loro funzione e perché codificano per proteine presenti nel cervello (EurJHumGenet;18:1302-9). Con lo stesso approccio si è contribuito a delineare una nuova regione cromosomica in 14q11.2q13.1 che, se raddoppiata, determina un quadro clinico caratterizzato da ritardo dello sviluppo, ritardo cognitivo e del linguaggio ed epilessia. Tra i tre geni contenuti in questa regione, grazie al nostro studio, FOXG1 è ora considerato candidato per le disabilità cognitive dato il suo ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello (EurJHumGenet.19:102-7).
Lo studio di una famiglia con un singolare difetto di un gene che controlla la pompa per il trasporto intracellulare del calcio ha permesso di comprendere meglio fenomeni di eccitabilità neuronale e lo sviluppo di malattie apparentemente diverse come l'epilessia, l'emicrania emiplegica, l'atassia periodica e l'atassia spinocerebellare progressiva (J Neurol Neurosurg Psychiatry 81;840-843).
In campo clinico, lo studio condotto su una popolazione affetta dalla Sindrome di Williams (Neuropsychologia 48;3298-3304) ha consentito di documentare il peculiare profilo di funzionamento cognitivo-linguistico di queste persone, lasciando ipotizzare il ruolo giocato da strutture sottocorticali (gangli della base e cervelletto) nello sviluppo del linguaggio e nel suo selettivo deterioramento.
Nel campo delle malattie neuromuscolari sono stati svolti importanti studi di correlazione genotipo-fenotipo sia nella Distrofia Muscolare di Duchenne sia nell'ambito di forme ancora più rare di malattie muscolari come quelle legate a deficit di Selenoproteina (JNeurolSci15;300:107-13). Studi clinici multidisciplinari che combinano le valutazioni cliniche standard a nuove tecniche di Bioingegneria volte all'identificazione di marcatori precoci di disturbo della funzionalità respiratoria (EurRespirJ.35(5):1118-25; RespirPhysiolNeurobiol.31;172:184-91) consentono oggi di monitorare meglio l'evoluzione delle complicanze respiratorie di queste drammatiche malattie.
Sempre nel campo delle malattie neuromuscolari, l'attività di ricerca si è spinta anche verso la sperimentazione di nuovi farmaci (combinazione di antinfiammatori non steroidei e donatori di nitrossido). Tale combinazione si è dimostrata capace, nel modello animale, di rallentare il decorso degenerativo muscolare e di migliorare la forza e la resistenza allo sforzo in assenza di effetti collaterali di rilievo e senza mostrare segni di tossicità.