L’esposizione al virus dell’immunodeficienza umana (HIV) non risulta necessariamente in un’infezione produttiva. Esistono infatti soggetti, definiti HIV-esposti sieronegativi (HESN) che, nonostante ripetute esposizioni al virus, non sieroconvertono né presentano i segni clinici della malattia. I fattori in grado di influenzare la suscettibilità all’infezione da HIV sono molteplici (fattori ambientali, esposizione a diverse varianti virali, fattori genetici e immunologici dell’ospite) e la loro caratterizzazione riveste un’enorme rilevanza nella messa a punto di terapie preventive contro l’infezione da HIV. Un recente studio, coordinato dalle drsse Biasin (Cattedra di Immunologia dell’Università di Milano) e Sironi (Istituto Scientifico IRCCS E. Medea), ha chiarito alcuni dei fattori genetici in grado di conferire resistenza all’infezione. In particolare è stato scoperto come un polimorfismo nel gene codificante il Toll-Like receptor 3 (TLR3) risulti essere significativamente più presente negli HESN. TLR3 riconosce RNA a doppio filamento, un intermedio universale della replicazione virale, e in particolare di HIV, e stimola la risposta immune sia contro virus a DNA che RNA. Lo studio, pubblicato su Journal of Immunology, evidenzia come la suscettibilità all’infezione da HIV sia significativamente ridotta in soggetti che presentano il suddetto polimorfismo e come la stimolazione del recettore polimorfico TLR3 si accompagni ad uno stato di immuno-attivazione, che in fase di esposizione al virus risulta essere altamente protettiva. Questa importante scoperta suffraga i dati precedentemente pubblicati sempre su Journal of Immunology dallo stesso gruppo di ricerca, secondo cui la famiglia dei TLR gioca un ruolo chiave nell’attivazione di una risposta immune protettiva nei confronti di HIV e suggerisce un potenziale uso del TLR3 nella messa a punto di una immunoterapia contro il virus. |