comunicato stampa del 17/12/2012 00:0

ADHD: la necessit? di percorsi diagnostico-terapeutici condivisi

Il Registro della Lombardia per l’ADHD come modello per le altre Regioni. Al Circolo della stampa di Milano gli esperti sollecitano l’importanza di una rete stabile di confronto tra i Centri di riferimento.

Il Progetto attivato recentemente dalla Lombardia per la presa in carico dei bambini affetti da ADHD potrebbe diventare un modello per tutta le altre Regioni italiane.

E’ quanto è emerso in occasione dell’incontro “ADHD: la necessità di percorsi diagnostico-terapeutici condivisi”, organizzato da About Pharma con il supporto non condizionato di Shire, tenutosi il 12 dicembre al Circolo della stampa di Milano, cui hanno partecipato Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze, A.O. Fatebenefratelli di Milano, Alberto Ottolini, Direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza sempre del Fatebenefratelli, Massimo Molteni, Direttore Sanitario IRCSS Eugenio Medea - Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, Vittorio Lodolo D’Oria, esperto di Stress Lavoro Correlato negli insegnanti e Lucia Cento, Pedagogista e collaboratrice AIFA – Associazione Italiana Famiglie ADHD.

Il Registro Regionale dell’ADHD, patologia diffusa tra i bambini e gli adolescenti e nota come disturbo da deficit attenzione con iperattività, è volto ad intensificare la condivisione dei percorsi diagnostici e terapeutici nelle Unità Operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) della Regione Lombardia. Il progetto coinvolge 18 Centri di Riferimento Regionali per l’ADHD, afferenti alle UONPIA dell’Azienda Ospedaliera “Spedali Civili” di Brescia (capofila del progetto), di Bergamo, Como, Cremona, Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” Milano, Fondazione IRCCS “Casimiro Mondino” Pavia, Garbagnate, Lecco, Legnano, Lodi, Mantova, Milano Fatebenefratelli, Niguarda, San Paolo, Vallecamonica, Valtellina, Varese, l’Istituto Eugenio Medea di Bosisio Parini (LC) e il Laboratorio per la Salute Materno-Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

Durante l’incontro è emerso che sono ancora molti i nodi irrisolti nella presa in carico dei bambini affetti da ADHD. In primo luogo il problema di discrepanza, che interessa il nostro Paese, tra casi “attesi” e casi realmente diagnosticati (su 75.000 casi potenziali, solo 3.000 ricevono una diagnosi). Una corretta e tempestiva diagnosi, infatti, permetterebbe un puntuale ed adeguato trattamento, evitando di esporre chi ne è affetto a complicanze nell’adolescenza e nell’età adulta, quali difficoltà scolastiche, esordi di disturbo bipolare, grave disadattamento sociale e relazionale, fino ad arrivare a problemi di alcolismo o tossicodipendenza. Permangono, poi, gravi carenze nel sostegno e nel supporto alle famiglie e agli insegnanti, i due pilastri fondamentali coinvolti, oltre agli specialisti, nella cura dei bambini ADHD.

Per garantire una diagnosi che valuti in modo accurato il disturbo e per fornire un intervento adeguato al bambino malato e alla sua famiglia, risulta fondamentale creare una rete stabile di confronto tra i Centri di riferimento - afferma Massimo Molteni, Direttore Sanitario IRCSS Eugenio Medea, Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini -. La diagnosi di ADHD infatti deve essere effettuata da operatori della salute mentale dell’età evolutiva e deve coinvolgere, oltre al bambino, i suoi genitori, gli insegnanti e il pediatra di famiglia. Il programma di trattamento poi prevede interventi psicologici sul bambino e percorsi di training rivolti a genitori ed insegnanti; infine la terapia con farmaci deve essere intrapresa solo se indicata da un neuropsichiatra infantile, in accordo con le evidenze scientifiche riconosciute dalla comunità internazionale e all’interno di un percorso di intervento multimodale”.